CONVEGNI INTERNAZIONALI TRIENNALI SULLA LIUTERIA
L’attività di studio e di ricerca nel campo della liuteria è sempre
stata finalità di musicisti, organologi, liutai, collezionisti e
appassionati di strumenti musicali ad arco.
I tre Convegni Internazionali Triennali sulla Liuteria, organizzati
dall’Associazione Culturale “M° Rodolfo Lipizer” a Gorizia negli anni
1984-1987-1990, hanno visto uno staff di relatori altamente qualificati
che hanno fornito un’ampia e variegata testimonianza delle proprie
esperienze, contribuendo ad approfondire le conoscenze sulla storia
degli strumenti e degli autori, sulla formazione professionale, sui
metodi di costruzione, di uso e di conservazione degli strumenti.
I Convegni si sono svolti contemporaneamente al Concorso Internazionale di Violino “Premio Rodolfo Lipizer”.
Nel 1984 ha avuto luogo anche la Mostra di strumenti del Gruppo Liutai
Professionisti e dei pannelli su “La ricostruzione del violino in
Italia i tempi di Stradivari”, nonché l’esposizione di violini tra cui
i due Stradivari – “Teresa Milanollo” e “Abergavenny” – e di una
chitarra dello stesso autore. Tutto ciò ha fornito, da una parte, ai
partecipanti un’occasione di studio, ricerca e confronto tra liutaio,
costruttore, violinista esecutore e collezionista e, dall’altra, al
pubblico l’opportunità di poter constatare l’eccezionalità di strumenti
antichi, altrimenti non visibili, e la qualità elevata di strumenti
moderni.
Un ringraziamento va all’Istituto Professionale Internazionale per
l’Artigianato Liutario e del Legno di Cremona e all’Associazione
Liutaria Italiana per la collaborazione, il coordinamento dell’evento
espositivo e il fondamentale contributo di esperienze.
Liutaio Gio Batta Morassi
Il pittore olandese Hammand in un suo quadro raffigura un ideale
Antonio Stradivari pensoso e intento a valutare, quasi a soppesare, la
riuscita di un violino appena costruito.
Il laboratorio è una stanza in penombra, piena di oggetti e utensili
necessari alla costruzione dello strumento, sparsi in un “romantico”
disordine.
Così è stato il laboratorio del liutaio Quargnal a Gradisca d’Isonzo:
un ambiente in cui tutto era al suo posto, quello assegnatogli dal
liutaio, e che occhi e mani estranee avrebbero potuto disorganizzare
proprio riordinandolo.
Questa è l’immagine, forse stererotipata, del liutaio e del suo
laboratorio che persiste nell’immaginario collettivo.
Un moderno laboratorio liutario non ha, del tutto, l’aspetto di un
tempo: vi sono mezzi tecnici e acustici – atti più che altro a
verificare la costruzione dello strumento – che danno all’ambiente
un’immagine avveniristica eppure antica. Tale connotazione è data dalla
stessa professionalità del costruttore-artista, un contemporaneo con lo
sguardo in parte rivolto verso il passato, quello in cui vissero i
modelli del suo “artigianato”.
Il lavoro del liutaio non ha perduto il profilo che fa di questa
attività qualcosa di differente da qualsiasi altra professione, proprio
perché‚ le è peculiare una valenza artistica che in altre, non per
questo meno degne e qualificate, non è così spiccata.
Le innovazioni tecniche sono sì necessarie ma solamente il supporto e
il corollario del mestiere: questa indicazione, oltre a notizie,
argomentazioni e argomenti tecnici, riflessioni didattico-pedagogiche,
excursus storici e quant’altro di correlato, si evince dalle relazioni
e dalle discussioni presenti in questo volume di Atti, nelle quali
viene riconosciuto il carattere per certi aspetti singolare e unico,
ieri come oggi, della professione del liutaio.
La tecnica e le nuove conoscenze non producono tuttavia risultati
eccellenti senza l’apporto di un altro elemento determinante, la
passione: le giornate di lavoro dedicate dal maestro-liutaio allo
strumento,
penso
non siano tutte sindacalmente retribuibili, ma il risultato potrà
essere uno strumento costruito a regola d’arte e che suona bene.
L’opera del liutaio è il necessario medium per l’esecutore: senza uno
strumento di qualità le interpretazioni del musicista non saranno
anch’esse qualitativamente rilevanti. Si tratta di un circolo virtuoso
in cui costruttore-esecutore-musica sono
dati equiparabili.
In un libro famoso un pezzo di legno attraverso il lavoro di un mastro,
un marangone, diventa burattino che parla e poi bambino che
ragiona…
se mi è concessa la similitudine, pezzi di vario tipo di legno
attraverso il lavoro di un liutaio diventano strumento sonoro, mezzo di
linguaggio musicale e di comunicazione artistica attraverso
l’esecuzione di un maestro: tutto ciò stimola in chi ascolta pensieri e
sentimenti di vario ordine e non ultima la fantasia, il cui volo è così
ben rappresentato in un celebre quadro di Marc Chagall che al suo
centro ha un violino.
Curatore prof. Gianni Drascek
Presentazione degli Atti dei Convegni Internazionali sulla Liuteria Français
Presentazione degli Atti dei Convegni Internazionali sulla Liuteria
CONVEGNI INTERNAZIONALI TRIENNALI SULLA LIUTERIA
L’attività di studio e di ricerca nel campo della liuteria è sempre
stata finalità di musicisti, organologi, liutai, collezionisti e
appassionati di strumenti musicali ad arco.
I tre Convegni Internazionali Triennali sulla Liuteria, organizzati
dall’Associazione Culturale “M° Rodolfo Lipizer” a Gorizia negli anni
1984-1987-1990, hanno visto uno staff di relatori altamente qualificati
che hanno fornito un’ampia e variegata testimonianza delle proprie
esperienze, contribuendo ad approfondire le conoscenze sulla storia
degli strumenti e degli autori, sulla formazione professionale, sui
metodi di costruzione, di uso e di conservazione degli strumenti.
I Convegni si sono svolti contemporaneamente al Concorso Internazionale di Violino “Premio Rodolfo Lipizer”.
Nel 1984 ha avuto luogo anche la Mostra di strumenti del Gruppo Liutai
Professionisti e dei pannelli su “La ricostruzione del violino in
Italia i tempi di Stradivari”, nonché l’esposizione di violini tra cui
i due Stradivari – “Teresa Milanollo” e “Abergavenny” – e di una
chitarra dello stesso autore. Tutto ciò ha fornito, da una parte, ai
partecipanti un’occasione di studio, ricerca e confronto tra liutaio,
costruttore, violinista esecutore e collezionista e, dall’altra, al
pubblico l’opportunità di poter constatare l’eccezionalità di strumenti
antichi, altrimenti non visibili, e la qualità elevata di strumenti
moderni.
Un ringraziamento va all’Istituto Professionale Internazionale per
l’Artigianato Liutario e del Legno di Cremona e all’Associazione
Liutaria Italiana per la collaborazione, il coordinamento dell’evento
espositivo e il fondamentale contributo di esperienze.
Liutaio Gio Batta Morassi
Il pittore olandese Hammand in un suo quadro raffigura un ideale
Antonio Stradivari pensoso e intento a valutare, quasi a soppesare, la
riuscita di un violino appena costruito.
Il laboratorio è una stanza in penombra, piena di oggetti e utensili
necessari alla costruzione dello strumento, sparsi in un “romantico”
disordine.
Così è stato il laboratorio del liutaio Quargnal a Gradisca d’Isonzo:
un ambiente in cui tutto era al suo posto, quello assegnatogli dal
liutaio, e che occhi e mani estranee avrebbero potuto disorganizzare
proprio riordinandolo.
Questa è l’immagine, forse stererotipata, del liutaio e del suo
laboratorio che persiste nell’immaginario collettivo.
Un moderno laboratorio liutario non ha, del tutto, l’aspetto di un
tempo: vi sono mezzi tecnici e acustici – atti più che altro a
verificare la costruzione dello strumento – che danno all’ambiente
un’immagine avveniristica eppure antica. Tale connotazione è data dalla
stessa professionalità del costruttore-artista, un contemporaneo con lo
sguardo in parte rivolto verso il passato, quello in cui vissero i
modelli del suo “artigianato”.
Il lavoro del liutaio non ha perduto il profilo che fa di questa
attività qualcosa di differente da qualsiasi altra professione, proprio
perché‚ le è peculiare una valenza artistica che in altre, non per
questo meno degne e qualificate, non è così spiccata.
Le innovazioni tecniche sono sì necessarie ma solamente il supporto e
il corollario del mestiere: questa indicazione, oltre a notizie,
argomentazioni e argomenti tecnici, riflessioni didattico-pedagogiche,
excursus storici e quant’altro di correlato, si evince dalle relazioni
e dalle discussioni presenti in questo volume di Atti, nelle quali
viene riconosciuto il carattere per certi aspetti singolare e unico,
ieri come oggi, della professione del liutaio.
La tecnica e le nuove conoscenze non producono tuttavia risultati
eccellenti senza l’apporto di un altro elemento determinante, la
passione: le giornate di lavoro dedicate dal maestro-liutaio allo
strumento,
penso
non siano tutte sindacalmente retribuibili, ma il risultato potrà
essere uno strumento costruito a regola d’arte e che suona bene.
L’opera del liutaio è il necessario medium per l’esecutore: senza uno
strumento di qualità le interpretazioni del musicista non saranno
anch’esse qualitativamente rilevanti. Si tratta di un circolo virtuoso
in cui costruttore-esecutore-musica sono
dati equiparabili.
In un libro famoso un pezzo di legno attraverso il lavoro di un mastro,
un marangone, diventa burattino che parla e poi bambino che
ragiona…
se mi è concessa la similitudine, pezzi di vario tipo di legno
attraverso il lavoro di un liutaio diventano strumento sonoro, mezzo di
linguaggio musicale e di comunicazione artistica attraverso
l’esecuzione di un maestro: tutto ciò stimola in chi ascolta pensieri e
sentimenti di vario ordine e non ultima la fantasia, il cui volo è così
ben rappresentato in un celebre quadro di Marc Chagall che al suo
centro ha un violino.
Curatore prof. Gianni Drascek
Aprile 10th, 2007
CONVEGNI INTERNAZIONALI TRIENNALI SULLA LIUTERIA
L’attività di studio e di ricerca nel campo della liuteria è sempre
stata finalità di musicisti, organologi, liutai, collezionisti e
appassionati di strumenti musicali ad arco.
I tre Convegni Internazionali Triennali sulla Liuteria, organizzati
dall’Associazione Culturale “M° Rodolfo Lipizer” a Gorizia negli anni
1984-1987-1990, hanno visto uno staff di relatori altamente qualificati
che hanno fornito un’ampia e variegata testimonianza delle proprie
esperienze, contribuendo ad approfondire le conoscenze sulla storia
degli strumenti e degli autori, sulla formazione professionale, sui
metodi di costruzione, di uso e di conservazione degli strumenti.
I Convegni si sono svolti contemporaneamente al Concorso Internazionale di Violino “Premio Rodolfo Lipizer”.
Nel 1984 ha avuto luogo anche la Mostra di strumenti del Gruppo Liutai
Professionisti e dei pannelli su “La ricostruzione del violino in
Italia i tempi di Stradivari”, nonché l’esposizione di violini tra cui
i due Stradivari – “Teresa Milanollo” e “Abergavenny” – e di una
chitarra dello stesso autore. Tutto ciò ha fornito, da una parte, ai
partecipanti un’occasione di studio, ricerca e confronto tra liutaio,
costruttore, violinista esecutore e collezionista e, dall’altra, al
pubblico l’opportunità di poter constatare l’eccezionalità di strumenti
antichi, altrimenti non visibili, e la qualità elevata di strumenti
moderni.
Un ringraziamento va all’Istituto Professionale Internazionale per
l’Artigianato Liutario e del Legno di Cremona e all’Associazione
Liutaria Italiana per la collaborazione, il coordinamento dell’evento
espositivo e il fondamentale contributo di esperienze.
Liutaio Gio Batta Morassi
Il pittore olandese Hammand in un suo quadro raffigura un ideale
Antonio Stradivari pensoso e intento a valutare, quasi a soppesare, la
riuscita di un violino appena costruito.
Il laboratorio è una stanza in penombra, piena di oggetti e utensili
necessari alla costruzione dello strumento, sparsi in un “romantico”
disordine.
Così è stato il laboratorio del liutaio Quargnal a Gradisca d’Isonzo:
un ambiente in cui tutto era al suo posto, quello assegnatogli dal
liutaio, e che occhi e mani estranee avrebbero potuto disorganizzare
proprio riordinandolo.
Questa è l’immagine, forse stererotipata, del liutaio e del suo
laboratorio che persiste nell’immaginario collettivo.
Un moderno laboratorio liutario non ha, del tutto, l’aspetto di un
tempo: vi sono mezzi tecnici e acustici – atti più che altro a
verificare la costruzione dello strumento – che danno all’ambiente
un’immagine avveniristica eppure antica. Tale connotazione è data dalla
stessa professionalità del costruttore-artista, un contemporaneo con lo
sguardo in parte rivolto verso il passato, quello in cui vissero i
modelli del suo “artigianato”.
Il lavoro del liutaio non ha perduto il profilo che fa di questa
attività qualcosa di differente da qualsiasi altra professione, proprio
perché‚ le è peculiare una valenza artistica che in altre, non per
questo meno degne e qualificate, non è così spiccata.
Le innovazioni tecniche sono sì necessarie ma solamente il supporto e
il corollario del mestiere: questa indicazione, oltre a notizie,
argomentazioni e argomenti tecnici, riflessioni didattico-pedagogiche,
excursus storici e quant’altro di correlato, si evince dalle relazioni
e dalle discussioni presenti in questo volume di Atti, nelle quali
viene riconosciuto il carattere per certi aspetti singolare e unico,
ieri come oggi, della professione del liutaio.
La tecnica e le nuove conoscenze non producono tuttavia risultati
eccellenti senza l’apporto di un altro elemento determinante, la
passione: le giornate di lavoro dedicate dal maestro-liutaio allo
strumento,
penso
non siano tutte sindacalmente retribuibili, ma il risultato potrà
essere uno strumento costruito a regola d’arte e che suona bene.
L’opera del liutaio è il necessario medium per l’esecutore: senza uno
strumento di qualità le interpretazioni del musicista non saranno
anch’esse qualitativamente rilevanti. Si tratta di un circolo virtuoso
in cui costruttore-esecutore-musica sono
dati equiparabili.
In un libro famoso un pezzo di legno attraverso il lavoro di un mastro,
un marangone, diventa burattino che parla e poi bambino che
ragiona…
se mi è concessa la similitudine, pezzi di vario tipo di legno
attraverso il lavoro di un liutaio diventano strumento sonoro, mezzo di
linguaggio musicale e di comunicazione artistica attraverso
l’esecuzione di un maestro: tutto ciò stimola in chi ascolta pensieri e
sentimenti di vario ordine e non ultima la fantasia, il cui volo è così
ben rappresentato in un celebre quadro di Marc Chagall che al suo
centro ha un violino.
Curatore prof. Gianni Drascek