Nel segno di Gershwin con la Trieste Early Jazz Orchestra

Un concerto all’insegna della buona musica e della leggerezza, nel significato positivo del termine, quello offerto venerdì 18 febbraio al Teatro “L. Bratuž” di Gorizia, all’interno della Stagione concertistica “Elena Lipizer”, dalla Trieste Early Jazz Orchestra, intitolato “Gershwin – Da Broadway alla Rhapsody In Blue”. Livio Laurenti, patron della “Early Jazz”, ha esordito con un cenno al tempo presente, riconoscendo retoricamente con un’antitesi il valore positivo del termine “negativo”, attestato dal green pass posseduto da tutti i presenti in sala. Un invito, il suo, a riappropriarsi della positività del vivere quotidiano, resa possibile anche attraverso l’ascolto della musica. E’ diventato poi voce narrante del concerto, creando così un’alternanza tra il racconto di episodi della vita di Gershwin (1898-1937) e l’esecuzione di celebri brani orchestrali e canori, nei quali ultimi si è fatto apprezzare Paolo Venier, crooner dalla chiara vocalità tenorile, impostata su stilemi da “Vecchia America”, come cantava il Quartetto Cetra: “Quando Gershwin rapsodiava tutto in blue”.

La direzione d’orchestra è stata condotta con trasporto dal Petar Matošević, giovane croato neodiplomato in direzione d’orchestra al Conservatorio “G. Tartini” di Trieste. Al pianoforte Giulio Scaramella, pluripremiato dal tocco energico e fluido, ha accompagnato e/o dialogato con orchestra e cantante in diversi “evergreen”, una sequenza di canzoni tratte da musical, scritte da Gershwin in collaborazione con il fratello Ira e altri musicisti e parolieri: da Swanee del 1919, la sua prima canzone di vero successo, a Somebody loves me, Lady be good, The man I love, tutti del 1924; da It ain’t necessarily so e Summertime dall’opera Porgy and Bess del 1935 a Let’s call the whole thing off dal film “Balliamo” con Fred Astaire e Ginger Rogers del 1937, anno della morte del musicista.

A seguire, di fronte ad una sala gremita e compiaciuta, l’esecuzione della “Rapsody in blue” nell’arrangiamento del 1924, riveduto dal compositore triestino Tom Hmeljak, al pianoforte Scaramella solista molto applaudito: si tratta della prima versione originale per l’orchestra di Paul Whiteman intitolata “American Rhapsody”, che poi su suggerimento di Ira divenne “Rhapsody in Blue”, nell’identica formazione di quella sul palco del Teatro Bratuž – qui dieci musicisti di palese valore dagli ottoni al violino e alle percussioni – cui fece seguito nel 1942 la versione più nota per orchestra sinfonica di Ferde Grofé. Riconosciuto d’embléeda tutti il glissando iniziale del clarinetto che introduce la composizione: Gershwin gode tuttora di vasta popolarità, poiché ha saputo “mirabilmente esprimersi sia nell’ambito della musica popolare che di quella colta prendendo lo spunto dal jazz e dal blues”, come si legge nel programma di sala. Non è un caso che questo concerto sia piaciuto trasversalmente ad un pubblico di preferenze musicali eterogenee. Due i bis: Rialto ripples Rag, un ragtime scritto nel 1917 agli inizi della carriera, e nuovamente Swanee. Un concerto, allo stesso tempo, musicalmente rigoroso e accattivante.

Gianni Drascek

Foto: Riccardo Bertossa

Febbraio 23rd, 2022