L’eccezionale Orchestra Tzigana di Budapest
L’eccezionale
Orchestra Tzigana di Budapest
L’Orchestra
tzigana di Budapest, diretta dal violinista solista Antal Szalai,
premio “Ferenc Listz” e uno dei personaggi più autorevoli nel
panorama musicale dell’Europa dell’Est, è stata la protagonista
del quarto Concerto della Sera “Elena Lipizer”. Fondato da Szalai
con musicisti di altre orchestre di Budapest, l’ensemble nacque con
l’intento di proporre e valorizzare il repertorio musicale tzigano
e da oltre trent’anni lo diffonde attraverso le TV e i teatri di
tutto il mondo. Corre l’obbligo di citare singolarmente i
componenti dell’orchestra diretta dal I violino Szalai: Karoly Olah
– II violino, Kalman Bakos – viola, Jeno Farkas – cimbalon, Pal
Vilmos Sarkozy – contrabbasso, Antal Suki – clarinetto e
tarogato. Due note informative: il cimbalon, un parente moderno
dell’antico salterio, viene usato oltre che nella musica popolare
ungherese anche in quella classica, per esempio da Wagner, Strauss
Jr., Debussy, Strawinsky, Stockhausen; il tarogato, strumento
aerofono che discende dalla zurna mediorientale, fu introdotto in
Europa nel Medioevo dai turchi. Due strumenti con una sonorità
specifica e d’emblée allusiva alla musica ungherese tzigana…
interpretata venerdì sera da musicisti in grandissima sintonia e con
eccezionale capacità tecnica, qualità messe a frutto in esecuzioni
scenicamente e musicalmente coinvolgenti. Tanto che agli applausi si
sono aggiunti perfino fischi di approvazione da concerto pop!
Accanto
a brani di autori dell’800, F. Erkel, E. Remenyi, A. Pista, si sono
potuti ascoltare altri celeberrimi di J. Brahms – Danze ungheresi e
F. Liszt – Rapsodia ungherese, il famosissimo Czardas Focoso di
Vittorio Monti e pezzi tradizionali, anonimi in riferimento
all’autore ma non certo per la loro riconoscibilità, tra cui Ociy
cernye, che ha prodotto in sala un mormorio di consenso da parte dei
molti “diversamente giovani”. Bene si spiega allora come mai
questa orchestra tzigana sia diventata la più nota in e
dell’Ungheria. Franz Liszt aveva riconosciuto negli tzigani “un
senso musicale d’incredibile profondità, certamente sconosciuto a
qualsiasi altro popolo” ed era stato colpito dal loro modo
appassionato di suonare il violino. Tali caratteristiche hanno
contrassegnato le performance di Szalai e compagni: un virtuosismo
mirabolante ma nello stesso tempo sciolto, passaggi dal piano al
fortissimo, dal malinconico al gioioso, sincopi e contrattempi, in
una sequenza ritmica davvero unica e attrattiva. Szalai al violino,
Farkas al cimbalon e Suki al tarogato hanno impressionato nei loro
assolo per la capacità di ottenere effetti timbrici e sonori
inconsueti e allo stesso tempo seducenti. Di fondamentale apporto la
“sezione ritmica” formata da viola e contrabbasso. In finale
un’inaspettata Radetzy March a chiudere un concerto apprezzato
totalmente dal folto pubblico.
Gianni Drascek
Dicembre 6th, 2019