Presentazione degli Atti dei Convegni Internazionali sul Violino 1996-1997-1998

Prefazione degli Atti dei Convegni Internazionali sul Violino 1996-97-98 Immagine attiva Associazione Culturale “M° Rodolfo Lipizer” Gorizia – Italia Presentazione degli Atti del XIV, XV e XVI Convegno Internazionale sul Violino (1996, 1997, 1998) a cura di Gianni Drascek – consulenza musicale di Elena Lipizer EDIZIONI DELLA LAGUNA – MARIANO DEL FRIULI (GO) – 2010 Sala del Consiglio Provinciale di Gorizia – 14 aprile 2011 Prefazione Dalle relazioni presentate e discusse a più voci durante i Convegni del 1996, 1997 e 1998 ed edite in questo volume di Atti, quando il caso, nella versione in lingua originale e nella corrispondente traduzione italiana, si possono evincere fondamentalmente tre aspetti interconnessi: l’aspetto storico, rilevabile soprattutto nelle ampie, dotte e in alcuni casi enciclopediche relazioni del Convegno del 1996, che ebbe per tema Il ruolo e l’importanza della scuola italiana nello sviluppo dell’arte violinistica internazionale: un’analisi che si è dipanata temporalmente da Baldassarino de Belgioso (sec. XVI) a Salvatore Sciarrino (sec. XXI); l’aspetto inerente l’attualità, incentrato nel 1997 su La problematica dei recitals di violino nella vita musicale odierna: esiste un futuro per i recital di violino a condizione che si vada verso un approfondimento musicale, lasciando spazio anche alla musica del ‘900 e oltre; ed infine l’aspetto didattico-pedagogico quando, nel 1998, si affrontarono Gli aspetti educativi nella formazione della personalità artistica: “un tema in apparenza rassicurante e in realtà molto spinoso”. E’ stata analizzata la determinante influenza della scuola violinistica italiana partendo dai suoi inizi, (includenti di necessità la scuola liutaria di Gasparo da Salò e Amati, Linarola e Maggini, Stradivari e Guarneri del Gesù e altri), passando attraverso i grandi nomi del violinismo italiano – primo fra tutti Paganini – tanto da far rilevare in quell’occasione che “un fantasma paganiniano … si aggira fra noi” – , per giungere al ‘900, quando apparvero diversi movimenti di promozione della nuova musica, a partire dal futurista Luigi Russolo per giungere ai contemporanei Nono, Berio, Maderna, Donatoni, Castiglioni (la cui recentissima scomparsa fu ricordata con commozione all’inizio del Convegno 1996 dall’amico compositore Adriano Guarnieri), Manzoni, Bussotti e Clementi… Va sottolineato con giustificata soddisfazione che diversi di questi eminenti compositori sono stati Presidenti di Giuria e dei paralleli Convegni in varie edizioni del “Premio Rodolfo Lipizer” di Gorizia. Molto interessanti le digressioni riguardanti la musica per violino ceca, l’attuale influsso del violinismo italiano nelle classi di musica in Grecia e in Australia, le iniziative educative in Svezia, fino ad affrontare tematiche specialistiche come la tecnica dell’archetto, e l’emigrazione dei violinisti italiani in Europa e nel mondo, nonché l’interesse per il violino e per la musica occidentale nei Paesi dell’Estremo Oriente. E’ significativo che spesso sono risultati vincitori del Concorso Lipizer proprio giovani talenti provenienti dall’Asia. Ciò ha dato lo spunto per aprire, ancora una volta, una partecipe discussione sull’attuale crisi dell’insegnamento musicale in Italia, suscitando diversi quesiti: c’è un problema a livello di insegnamento? … quali possono esserne le cause? … la situazione è più particolare da noi che in altri paesi occidentali? … c’è declino, c’è speranza? Preoccupate domande avanzate da più relatori ma fortunatamente non prive di positivi riscontri, risposte e proposte. E’ necessario far amare la musica classica fin da piccoli, insegnando come ascoltarla: in questo modo si scoprono anche i talenti musicali ma, indipendentemente dal fatto se l’alunno diventerà in seguito un musicista o meno, è necessario cominciare dai primi anni di scuola, progettando in prospettiva un pubblico di amanti della musica e conseguentemente di consapevoli e attenti frequentatori di concerti. Mentre in Italia si avverte una sorta di incomprensione tra interpreti e compositori, quasi che questi ultimi siano “un po’ più avanti” rispetto ai primi, in campo internazionale operano o si affacciano numerosi eccellenti violinisti, che possono cimentarsi su una vastissima produzione di musica moderna e contemporanea: basta ricordare le opere di Bloch, Delius, Busoni, Denisov, Elgar, Enesco, Henze, Korngold, Krenek, Martinu, Nielsen, Schönberg, Schnittke, Šostakovič, Walton, Szimanowky, Stockhausen, Costant, Komives, Xenakis; e ancora i lavori dei minimalisti Nyman e Glasse, degli italiani Dallapiccola, Bettinelli, Rota, Scelsi e infine tutte le composizioni commissionate dal comitato organizzatore della Lipizer come brani d’obbligo della prova semifinale del Concorso. E’ stato rilevato che spesso il pubblico si aspetta programmi tradizionali e virtuositici, dimenticando il nostro mondo, mentre dal canto suo l’esecutore sente la necessità di eseguire lavori che siano una proposta innovativa e di particolare interesse culturale, senza per questo disconoscere il passato. Tuttavia lo spazio di libera scelta lasciato ai concertisti è alquanto limitato, se non talvolta condizionato, dalle linee programmatiche scelte dalle società concertistiche nella stesura del cartellone, anzi più sovente “il problema non è tanto relativo ai programmi, quanto al fatto di poter trovare e ottenere le scritture per poter fare i concerti”. Qualcuno provocatoriamente ha posto la domanda se oggi si possono ancora definire recitals i concerti organizzati da certe società concertistiche! E’ stata messa in luce pure l’importanza rivestita dal “luogo” in cui viene eseguito il concerto e il fascino evocativo di alcuni luoghi rispetto ad altri. Nell’affrontare i problemi legati alla formazione della personalità artistica, da un lato è stato esaminato il “fare musicale” con le conseguenze padagogiche che gli sono proprie attraverso organiche elaborazioni didattico-estetiche, dall’altro è stato proposto un excursus meno didascalico, ma non per questo meno incisivo, che ha avvicinato la musica alla pittura – di Kandinsky nello specifico -, affermando altresì che la stessa “pedagogia del violino deve votarsi [alla] missione dell’arte contemporanea”, e in ultimo al racconto metaforico. I ricordi di Sylvano Bussotti rielaborati in “piccole storie” affabulatorie, “fondamenti della sua formazione e della sua personalità artistica”, parlano di Grado, degli Uffizi e di Palazzo Vecchio di Firenze, dei rapporti con la madre e il padre, delle lettere di Varese e Cage… e poi la narrazione di una parabola ambientata in Oriente che ha per protagonisti un alunno e il suo Maestro, e l’incontro con lord Alfred Douglas, “Bosie”, amico di Oscar Wilde, in una sequenza di significative giustapposizioni pedagogiche. Gli spunti di riflessione che possono emergere dalla lettura del volume, sono molteplici e diversificati. Fanno testo i contributi di discussione e di dibattito che sono seguiti all’esposizione delle relazioni e degli interventi, sorretti da un coinvolgimento derivante dal vitale impegno nei riguardi della musica. Pressante e sincero è stato l’invito di Bruno Zanolini a vivere il tempo presente, la contemporaneità musicale, poiché è “il momento di riappropriarci delle nostre radici, piacevoli o spiacevoli che siano, ma il nostro mondo non è quello dell’800, pur pensando che i grandi autori del passato non hanno epoca e sono sempre attuali”. Gianni Drascek, curatore
Agosto 16th, 2010