Presentazione degli Atti del Convegni Internazionale sul Violino 1991 e 1992

Anteprima Associazione Culturale “M° Rodolfo Lipizer” Gorizia – Italia ATTI CONVEGNI INTERNAZIONALI SUL VIOLINO (1991 – 1992) a cura di G. Drascek – E. Lipizer Edizioni Santabarbara– Bellona (CE) – 2001 PRESENTAZIONE SALA DEL CONSIGLIO PROVINCIALE DI GORIZIA – ITALIA 13 SETTEMBRE 2001 “ L’estetica musicale contemporanea e la pedagogia del violino” (1991) e“ Giuseppe Tartini, innovatore e precursore della moderna tecnica violinistica e i suoi influssi sull’opera dei più significativi violinisti e didatti europei” (1992). Giuseppe Tartini, “innovatore e precursore” del secolo XVIII e le innovazioni estetico – musicali e tecnico – pedagogiche del secolo XX: passato e presente in sincronia per mezzo del concetto di “nuovo”.Harold Rosenberg in un suo saggio, definito da G.P.Brega “bizzarro, traboccante di osservazioni geniali, irto di giudizi eversivi”, parlava di una “tradizione del nuovo”,che si manifesta ogniqualvolta la ricerca si spinge al di là del consueto e dell’usuale, oltre la realizzazione artistica sicura, perché depositata in una invenzione ed una fruizione abitudinaria.   Si tratta, dunque, di una tradizione intesa in senso positivo, promotrice di spinte dinamiche verso il futuro, anche se per l’uomo, poiché “il suo occhio vede attraverso la grata fatta di stile e di memoria”, non è facile attuare il “nuovo”, il quale ha una sua tradizione da difendere, tanto per contenuti e forme, quanto soprattutto per ricerche e tendenze generali verso una sempre più larga libertà , in ogni campo dell’espressione. Il significato della tradizione innovatrice, nello specifico “musicale”, è stato colto e discusso in entrambi i Convegni, sotto prospettive storiche diverse e pur tuttavia simili nell’assunto di fondo, da eminenti relatori: Raymond Gallois-Montbrun – sistematico, razionale e signorilmente compìto Presidente del Convegno – Roberto Hazon, Jean-Pierre Bayeux, Devid Chen, Eduard Eichwalder, Rok Klopcic, Zlatko Stahulyak, Boris Kotorovich, Antonin Moravec, Xhoxhi Roland, Firmino Sifonia, Guido Turchi, Eugeny Loginov, Raymond Dessaints, Roman Totenberg, Trevor Williams, Yang Hai Yup, Bujar Sykja, Eugene Gratovich, Francesco Mander, Modest Iftinchi, Cornelia Bronzetti, Grazyna Filipajtis e Aurelia Spadaro nel 1991; Franco Donatoni – notissimo, geniale etalvolta simpaticamente imprevedibile Presidente del Convegno -Yao-Ji Lin, Giovanni Guglielmo, Rok Klopcic, Quirino Principe, Pierluigi Petrobelli, Devid Cerone, Hans Schneeberger, Andrè Gertler, Nilla Pierrou, Cristiano Rossi, Oleg Krysa, Vilmos Tatrai, Miguel Pineda, Enrico Gatti e Menahem Breuer nel 1992. Entriamo brevemente e sinteticamente nel merito degli interventi.L’opera di Tartini, vista nel suo insieme, denota un’escursione completa nell’arte violinistica essendo al tempo stesso creativa e speculativa.La sua influenza si è fatta sentire fino ad oggi in compositori quali Dallapiccola, Stravinsky e Bartòk, ed ha avuto un’immensa importanza sull’evoluzione tecnica e didattica del violino (così asseriva con disincantata pacatezza Andre Gertler, violinista del mitico “duo” Bartòk-Gertler). Tartini, in fondo, resta una leggenda più che una realtà, ed è per alcuni aspetti un autore “fondamentalmente sconosciuto”. Da un punto di vista specificamente tecnico, per esempio, l’applicazione del trillo fu riconosciuta da Rodolfo Lipizer per la sua “arguzia espressiva” e “vitalità pedagogica” nella sua breve ma estremamente difficile variazione in Mi b “ Ritmico e marcato ” della serie delle variazioni conclusive della “Tecnica superiore del violino”. Ciò a dimostrazione ulteriore che vi sono anche oggi continuatori degli insegnamenti del Piranese, i quali hanno saputo far progredire la tecnica a beneficio proprio degli esecutori di musica contemporanea.   La nozione stessa di contemporaneità implica la necessità di creazioni di opere sempre nuove.Ma che cosa può definirsi musicalmente “contemporaneità”?: il periodo che va dalla fine dell’ultima guerra mondiale ai giorni nostri, ma allo stesso tempo bisogna prendere in considerazione le composizioni di tutto il ‘900. Se da una parte esiste un “corpus” di capolavori musicali, quali i Quartetti di M. Ravel, A. Schönberg, B. Bartòk, A. Webern, I. Stravinsky, P. Hindemit, opere che hanno ampliato le possibilità tecniche ed espressive del violino ed hanno arricchito il repertorio, dall’altra la letteratura più vicina a noi risulta piuttosto scarsa, e ciò ha causato il fenomeno “curioso” per cui grandi violinisti hanno trascritto moltissime composizioni, in origine non destinate al violino, per il loro strumento. Negli ultimi anni l’influenza degli esecutori sui compositori è divenuta notevole nel riconoscimento del valore del suono e del timbro del violino, allorché compongono perquesto strumento. Un altro sviluppo altrettanto importante è l’attuale uso delle registrazioni che permettono ai musicisti – e in particolare ai violinisti – di giudicare le proprie interpretazioni. Ampio spazio è stato dato all’esame del repertorio pedagogico.L’estetica musicale è sottoposta a continui cambiamenti, cui sono esposti sia compositori sia interpreti. La pedagogia del violino deve, dunque,continuamente affrontare questi cambiamenti. La musica ha avuto un’enorme evoluzione ed è quindi nell’ordine delle cose che anche la tecnica si evolva, progredisca e generi nuovi problemi. La pratica non può rinnegare le basi pedagogiche già acquisite, anzi una buona esecuzione di musica contemporanea dipende strettamente dalla perfetta formazione dello strumentista per l’esecuzione della musica “tradizionale”. Oggi si lamenta l’assenza di un repertorio pedagogico rivolto ai giovani studenti e adeguato alle tecniche violinistiche attuali.E’ necessario trasmettere delle regole – che, siamo coscienti, cambieranno -, educare tenendo conto dell’originalità e ricercare costantemente consuetudini che aiutino a far adeguare le necessità didattiche della musica contemporanea all’esperienza strumentale quotidiana. Si tratta di una disamina analitica e allo stesso tempo di un’indagine condotta con una profonda visione d’insieme, che evoca personaggi, periodi storici e musicali, tecnica didattica e comportamenti afferenti alla musica nel suo insieme. Due Convegni legati dall’idea di “nuovo”: gli stessi classici – asseriva Italo Calvino – hanno sempre qualcosa di “nuovo” da dirci. Gianni Drascek, curatore  
Agosto 16th, 2010