Presentazione degli Atti del Convegno Internazionale sul Violino 2000
Associazione Culturale “M° Rodolfo Lipizer”
Gorizia – Italia
ATTI CONVEGNO INTERNAZIONALE SUL VIOLINO (2000)
a cura di G. Drascek – E. Lipizer
Edizioni Santabarbara – Bellona (CE) – 2007
PRESENTAZIONE
SALA DEL CONSIGLIO PROVINCIALE DI GORIZIA – 14 APRILE 2011
PREFAZIONE
Quaerendo invenietis
J.S. Bach, Offerta Musicale, 1747
… e proprio “
quaerendo
” in molte composizioni bachiane, nello specifico in quelle per violino, didatti, musicologi ed esecutori hanno trovato risposte e soluzioni comunque discusse e, conseguentemente, esposto chiavi di lettura interpretativa.
Alle due giornate di studio e dialettico confronto, svoltesi nei giorni 16 e17 settembre 2000 nella Sala del Consilgio Provinciale di Gorizia, hanno partecipato i componenti della Giuriandel XIX “Premio Rodolfo Lipizer”, presieduta dal M° Sandro Gorli. Nel corso dei lavori si sono avvicendati sul tavolo dei relatori anche violilisti e studiosi giunti a Gorizia da diverse parti del mondo per il XVIII Convegno, stimolati dall’argomento e in occasione, non ultima o trascurabile, del 250° della morte del compositore tedesco (1750-2000).
L’attenzione dei relatori si è soffermata su diverse composizioni di Bach, tra cui la Fuga in La minore nell’edizione per Trio, le Sonate n. 1 in Si minore, n.4 in Do minore e n. 6 in Sol maggiore, le Sonate per cembalo e violino n. 1 in Si minore, n. $ in Do minore, n. 4 in Sol maggiore, i Concerti in La minore e Mi maggiore per violino e archi, in Concerto in re minore per due violini e archi, le sei Sonate per violino e cambalo, le Suites per violoncello, finanche i Concerti brandeburghesi.
Tuttavia l’analisi ha riguardato in modo particolare, e non poteva essere diversamente, le sei Sonate e Partite per violino solo (BWV 10001 – 1006): per
Vartan Manoogian niente le ha mai superate ed esse occupano nel repertorio violinistico, secondo l’espressione di Gϋnther Hausswald citata da Rok Klopčič, una
zentrale Bedeutung
, un “significato centrale”.
Il manoscritto dei Sei Solo – la cui consultazione è stata riconosciuta una necessità – è in perfetto stato di conservazione (ne è la prova l’illustrazione di una pagina nel presente volume, pag. 84) ed è corredato da rcchezza di annotazioni dell’autore, ma fu solo con l’edizione di Joseph Joachim nel 1908 che l’uso del manoscritto bachiano divenne l’unica fonte di riferimento. Molte odierne edizioni hanno però le radici in quella di Carl Flesch.
Sussistono tuttavia dei malintesi sin dalla pubblicazione della prima edizione, a cui è stata mossa da alcuni relatori una gabbata ma decisa contestazione di certi suoi aspetti. D’altra parte – si è precisato – tutte le edizioni possono essere discusse, anzi ogni violinista si dedica a portare la sua pietra con il segreto e non celato desiderio di fornire in modo definitivo tutte le risposte al testo.
A questo proposito vano segnalati due inediti in altrettanti interventi:nel primo, Roman Totenberg ha riconosciuto all’ancora inedita revisione delle Sonate e Partite bachiane di Rodolfo Lipizer, cui è stato dedicato un intero Convegno nel 1995, un’elaborazione notevolmente vicina all’originale e “molto suggestiva” (“most imaginative”) del testo; nel secondo, Hu Kun ha presentato per la prima volta al pubblico un’inedita edizione dei Sei Solo nella revisione di Jehudi Menuhin, citandone nel contempo l’affermazione provocatoria di non aver mai sentito eseguire Bach sul violino come si sarebbe dovuto farlo, insomma un passaggio obbligato all’interpretazione solistica.
Non si è disconosciuto il debito di gratitudine nei confronti di Pablo Casals, Adolph Busch, Edwin Fischer e Wanda Landowska, i quali hanno saputo offrire una nuova comprensione della musica barocca, ma si è sottolineata la necessità del superamento della tendenza ad eseguire il testo originale in modo dogmatico e filologico, ritenuto addirittura dannoso, senza considerare lo sviluppo moderno della musica per violino: ogni violinista deve sì studiare approfonditamente il testo di Bach, ma sviluppando e utilizzando contemporaneamente a proprio uso le conquiste della odierna tecnica violinistica, la quale può accrescere la fedeltà della lettura soprattutto per superare le difficoltà insite nella tessitura polifonica.
E’ stato affrontato anche il problema dell’interpretazione di questa musica sugli strumenti ad arco moderni nelle grandi sale da concerto. Bisogna rivedere l’atteggiamento verso i testi, poiché è cambiata l’ottica di ascolto sia del pubblico sia dei musicisti, che devono adattare il loro pensiero e la loro immaginazione ad una differente serie di principi artistici. Resta fermo il fatto che la musica di Bach deve essere un pane quotidiano per ogni serio violinista, un “lavoro” che ha suscitato e suscita innumerevoli domande e continuerà a farlo in futuro: il suono, l’espressione, la comprensione del testo, il problema del tempo, l’unità di ritmo, metro e “rubato”, il senso e il controsenso sono alcuni degli aspetti analizzati nello specifico. Ogni generazione di violinisti troverà le proprie risposte per e da questa musica.
Mària Vérmes si è chiesta, con un utopico paradosso, se ci sia un violinista al mondo che non vorrebbe ascoltare una registrazione, nella quale Bach stesso suona le Sonate e Partite per violino solo! L’ascolto, dunque, è ciò che media verso l’attuale.
Significativo l’episodio raccontato da Lola Benda. Un giorno passò davanti alla Wasserkirche, la vecchia chiesa che si trova sulla riva del fiume Limmat a Zurigo. Sotto una delle sue larghe arcate un giovane musicista di strada stava suonando con la sua fisarmonica la Toccata e Fuga in Re minore di J.S. Bach davanti ad un gruppo di persone, che ascoltavano assorte in silenzio. L’interesse per la musica bachiana, manifesto da parte di esecutore ed ascoltatori nell’episodio appena citato, non è venuto mai meno dopo la sua riscoperta nel secolo XIX ed è quindi opportuno chiederci il motivo. Scriveva Stravinsky mezzo secolo fa: “Noi stiamo vivendo in un’epoca nella quale le condizioni dell’esistenza umana sono soggette a profondi sconvolgimenti. L’uomo contemporaneo perde progressivamente la concezione dei valori e smarrisce la giusta accezione delle relazioni umane”.
La risposta, condivisibile o meno, a questa considerazione è stata data da Anatoly
Reznikovsky, per il quale l’interesse per la musica di Bach è legato a profonde ragioni: “Perdendo la stabilità dei sostegni spirituali nel presente [essa] richiama un desiderio di ritorno ai valori immutati del passato”. Si potrebbe aggiungere – come chiosa conclusiva – che essa stessa è un valore inalienabile e come tale comprensiva di altrettanti valori.
Gianni Drascek, curatore
Agosto 16th, 2010