CAMILLO SIVORI – 12 Studi-Capricci op.25

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Camillo Sivori (1815-1894), di cui ricorre quest’anno il bicentenario della nascita, ricordato quasi solo in relazione a Niccolò Paganini, ebbe una straordinaria carriera internazionale, fu diretto da Mandelssohn e Berlioz, suonò con Liszt e Thalberg, fu amico di Rossini, e Verdi permise che il suo Quartetto fosse eseguito a condizione che Sivori ne fosse il primo violino. Fu un virtuoso stupefacente ma allo stesso tempo, come scrive Fulvio Luciani nell’Introduzione ai 12 Studi-Capricci, capace di “un’espressione che non temeva di essere poco comunicativa perché intima: io lo avverto come un tratto di modernità”. La prima edizione della raccolta fu data alle stampe da Sivori stesso nel 1880, cui seguirono l’edizione di Henri Marteau nel 1928 e l’anno successivo quella di Firmin Touche. La prima revisione italiana è del 1946 ad opera di Enrico Polo, cui seguì nel 1961 l’altra di Alberto Poltronieri. Bisogna dunque arrivare ad oggi (2014) per poter annoverare una  nuova revisione, operata da Fulvio Luciani, che ha potuto consultare da violinista l’Archivio Sivori e l’intero suo epistolario. Il presente lavoro – scrive Luciani – è nato dalla “ricerca certo di un testo attendibile ma anche di tutti quei segnali e suggerimenti che sono preziosi per orientare le scelte tecniche e musicali di un violinista”, nell’intento tuttavia di “riprodurre fedelmente il testo dell’edizione Leduc del 1880”. La qualità dell’invenzione degli Studi-Capricci sivoriani è “sincera e ispirata”, rilevabile in particolare nello straordinario Capriccio n. 12.
Fulvio Luciani (da Introduzione)

Edito con il contributo del
 
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